Ad una partita di calcio ho notato un padre con un bambino di circa sei anni, che parlava con l’allenatore per sapere come iscrivere il figlio. Dandogli tutte le indicazioni necessarie, l’allenatore gli ha ricordato che poteva fare un periodo di prova per vedere se al bambino piacesse. La risposta del papà è stata: “Ma certo che gli piace!”.
Da dove viene questa certezza? Quanto i desideri dei nostri figli sono in realtà indotti dalle nostre aspettative?
Inconsciamente e in assoluta buona fede è innegabile che pilotiamo la loro vita e questo, secondo me, non è in assoluto una cosa negativa; il nostro ruolo è quello di disegnare loro un sentiero.
Il problema è ascoltarli nel momento in cui cercano di dirci che il percorso che abbiamo immaginato e costruito non si confà alla visione che loro hanno della vita.
E il difficile è proprio saper individuare i segnali che ci mandano.
Infatti, mentre alcuni saranno in grado di “ribellarsi” alla nostra volontà per affermare la loro (e in ogni caso questo atteggiamento non ci farà piacere), altri accetteranno il destino da noi costruito, per non deluderci, ma ci manderanno dei timidi segnali di disagio, che non coglieremo mai se saremo accecati dal desiderio di veder realizzato con loro il risultato che noi non abbiamo ottenuto.
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