“Odi et amo. Quare id faciam, fortasse requiris.
Nescio, sed fieri sentio et excrucior.”
“Odio e amo. Forse mi chiedi come io faccia.
Non lo so, ma sento che ciò accade, e ne sono tormentato.”
Il commento a questo carme di Catullo è stata la prima domanda che mi fu fatta all’esame di maturità.
Allora ne comprendevo la potenza poetica e la capacità metrica, ma solo adesso che sono adulta ne capisco il vero significato.
In ogni rapporto l’amore che ci lega a una persona non può essere della stessa “potenza” in ogni momento, soprattutto se il rapporto dura da molti anni.
E’ normale che esistano momenti in cui non si “sopporti” chi ci sta accanto e sicuramente questo, come dice Catullo, ci tormenta. Ci assalgono i dubbi e una sensazione di costrizione ci chiude la gola e il cuore.
Poi basta una parola, un gesto, un regalo inaspettato e i bei momenti passati insieme riaffiorano e prendono il sopravvento.
Con i figli è lo stesso. Li amiamo più di noi stessi, ma ci sono dei momenti in cui vorresti avere la bacchetta magica e farli sparire.
Ti fanno perdere la pazienza, ma poi ti guardano con i loro occhioni dolci e tutto svanisce.
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