mercoledì 6 luglio 2011

Educare alla libertà 2^ parte

Il lavoro di formazione consiste sempre nel fare in modo che le persone amino; in sostanza, nel fornire gli strumenti intellettuali e morali affinché ognuno sia capace di fare il bene per convincimento personale.

Rispettare la persona e la sua libertà non significa dare per valido tutto ciò che una persona pensa o fa.

Ritengo che i genitori debbano dialogare con i figli circa ciò che è buono e ciò che è meglio, e in alcuni casi, inevitabilmente, dovranno avere il coraggio di correggere con la dovuta energia.

Una condotta corretta suole essere il risultato di molte correzioni, che saranno più efficaci se vengono impartite con senso positivo, mettendo in rilievo soprattutto quanto, in futuro, è migliorabile.

L’amore è ciò che di meno tollerante, permissivo o condiscendente troviamo nelle relazioni umane: infatti, sebbene sia possibile amare una persona con i suoi difetti, non la si ama per i suoi difetti.

L’amore desidera il bene della persona, che essa dia il meglio di sé, che raggiunga la felicità; perciò chi ama chiede che l’altro lotti contro i propri difetti e desidera ardentemente aiutarlo a correggerli.

Sono sempre più numerosi gli elementi positivi di una persona – almeno potenzialmente – che non i suoi difetti, e queste buone qualità la rendono amabile; però non si amano le qualità positive ma le persone che le possiedono, e che le possiedono insieme ad altre caratteristiche che magari non sono altrettanto positive.

“Educare nella libertà” è un pleonasmo: sarà sufficiente dire “educare”, senza aggiunte.

Nessun commento:

Posta un commento