mercoledì 4 maggio 2011

Nati uguali

Dopo  la scuola, visto che è una bella giornata, approfittiamo dei primi soli primaverili e andiamo al parco giochi.

Subito i bambini si disperdono tra le altalene e gli scivoli e iniziano a giocare con i loro compagni di classe.


Li osservo da lontano sono un miscuglio di colori, non solo per le diversità delle loro magliette, ma anche per le loro carnagioni. Giocano felici tutti insieme, si ricorrono, giocano a palla e si scambiano carte Pokemon. Tutti “parlano” un linguaggio comune. Il gioco.

Le mamme li osservano da lontano raggruppate in isole separate divise per etnie. Non si mischiano tra loro, parlano lingue diverse, vestono in modo diverso e si vede.

Adesso capisco perché i miei figli non mi hanno mai chiesto come mai alcuni dei loro compagni hanno il colore della pelle diversa dalla loro. Perché questa diversità non la “vedono” e spero che continuino così anche quando saranno grandi.

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