mercoledì 12 ottobre 2011

Perdite

Sono in ufficio e sto parlando al cellulare aziendale, mentre il fisso squilla insistentemente.
Un beep-beep da mio cellulare mi avvisa che qualcuno mi sta cercando. Guardo il numero. E’ un mio ex-collega. Lo richiamerò dopo.

Dopo un pò il mio ex-collega mi richiama. Mi ero proprio dimenticata di lui.

Rispondo e con voce cupa mi avvisa che è mancata la figlia di un mio ex-collega. Era affetta da neuroblastoma e sapevo che ultimamente non era stata bene. Mi sento mancare le ginocchia. Non so che dire. Chiedo quando sarà il funerale e riattacco.

Ripenso al papà di questa bambina quando, appena nata, le fu diagnosticata la malattia. Penso al coraggio con cui hanno affrontato la situazione i genitori. Ricordo i volti tesi dalla stanchezza dei giorni passati in ospedale e la gioia che sprigionavano a ogni pur piccola conquista.

Ricordo le campagne per la raccolta per l’Associazione neuroblastoma e l’entusiasmo per i risultati ottenuti.

E proprio non mi capacito del fatto che tutto questo possa accadere a una creatura indifesa.

Credo che i bambini abbiano diritto di vivere felici la loro infanzia e che dovrebbe esserci una regola “divina” che li rende immuni da ogni bruttezza, cattiveria o malattia.

Mi organizzo per andare al funerale, ma alla fine non trovo il coraggio di guardare in faccia una situazione che non voglio vedere. Non voglio accettare che queste cosa accadono a chi amiamo e men che meno ai bambini.

Sono una codarda, lo so, ma non riesco proprio ad andare al funerale, affrontare il dolore immenso e inspiegabile per una simile perdita e cercare di razionalizzare che questo può accadere a chiunque.

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